testi critici

"Lui non sa ancora ciò che la sua tela, il cartone o il foglio di carta dirà. Mentre lui ti guarda o mentre sembra scrutare la Via Lattea, si indovina dietro il suo occhio una serie di immagini che si urtano, si scontrano, si agitano, si organizzano.
Prima della realizzazione di una tela, o di una messa in scena, Silvio Benedetto ha passato al vaglio mille idee di cui ha fatto centinaia di schizzi. Alcuni sono di un'apparenza spartana, altri sono sorti da una spontaneità totale del tratto e mostrano dei chiaroscuri, delle linee di forza viva. Benedetto è una forza della natura. Gorgoglia, si eccita, fonde, concretizza. E' al prezzo di un enorme dispendio di energia che arriva a canalizzare il tratto e a dominare il colore ad ogni nuova creazione. La sua pittura è agli antipodi della “miosité”. Esplode, schiocca, risplende. Ma in una totale padronanza dello spazio concesso, mai troppo grande né troppo piccolo, quale che sia il formato scelto. Una costruzione invisibile all'occhio ma percepibile ai sensi supporta la composizione in un ordine originale e chiaro, che soddisfa l'occhio e lo sorprende. Benedetto ama mostrare che sa fare tutto. Pittura, scultura, fotografia, regia teatrale. Non si lascia impressionare da uno stile uniforme una volta per tutte, come tanti artisti presi dalla paura di non essere presi sul serio o dal timore di non essere riconosciuti. Benedetto mette in opera i mezzi d'espressione che giudica i più appropriati al soggetto trattato, libero di lasciare provvisoriamente da parte la più ricca tavolozza per sostituirla con una subitanea monocromia, che passerà come è venuta. La sua personalità resta. Mi piace Benedetto.
Come artista dalle molteplici sfaccettature. Come uomo di profonda umanità. Mi piace Benedetto, per ciò che è per ciò che fa. Grazie al suo talento, l'essenziale salta agli occhi. In qualche tratto di matita come in diversi tocchi di pennello, egli ci mostra le cose più importanti. E ciò che egli propone è immediatamente leggibile, semplice e dilettevole per tutti. Benedetto è un traduttore di genio, esibizionista dell'emozione, realista del sogno, ladro di eternità".
Claude Moliterni – "... il ne sail pas ancore", Paris 1999


"… Capace di concretare suggestioni che, mentre citano da radicamenti storici, sebbene osservati in condizioni da distruzione “in fieri”, non di meno li rende per un’immanenza neppur distanti da impressioni sensuali. E non tanto in relazione ad un evento tematico, quanto in rapporto ad una elaborazione della materia, ad un’idea di piani compositivi, ad una concezione, infine, della cromia...".
Domenico Guzzi, saggista – da “L’anello mancante”, Edizioni Laterza 2003


"… Sono rari ancora i pittori positivi dell'eros, i pittori erotico-critici, e Benedetto è tra questi. Le sue immagini dell'eros restano originali an­che se confrontate con quelle di Matta, di Ipousteguy, di Picasso; e originalmente si collocano su una linea italiana assieme a quelle di Guttuso, Moreni, Vacchi, Cremonini, di giovani come Mattia e Tornabuoni. Certe fantastiche avventure del segno di Guttuso erotico, che è frequentemente il Guttuso più creatore, sono state spinte assai avanti da Benedetto, tanto da riuscire stimolanti per Guttuso stesso…".
Dario Micacchi, critico d’arte – da “L'immaginazione organica di Silvio Benedetto e il lirismo della liberazione dell'eros”, L’Unità 1973


"… Grado zero del realismo”, per un pittore come Benedetto, sarà espressione forse metaforica, forse criticamente ancora approssimata, ma anche sostanzialmente giusta. Come Mida, tutto ciò che Benedetto tocca diventa oro, cioè pittura…".
Emilio Garroni, critico d’arte – da “Silvio Benedetto o il grado zero del realismo”, Galleria Due Mondi di Roma 1966